Palermo


cattedrale di palermo

La Cattedrale metropolitana di Palermo è dedicata alla Santa Vergine Maria Assunta in Cielo.La patrona della città è Santa Rosalia cui è dedicata la Cappella meridionale posta nell'abside minore del transetto destro. Importantissimo è il culto che Palermo e la Sicilia tributano alla Vergine Maria, venerazione che trova fondamento nel rapporto epistolare tra l'ambasceria del Senato Messinese e Maria Madre di Gesù Cristo, Madre di Dio, Madre della Chiesa, secondo il dogma Theotókos formulato dal Concilio di Efeso e riaffermato da alcuni principii del Concilio di Nicea I. Legame rafforzato dall'opera evangelizzatrice degli Apostoli, San Pietro e San Paolo nei rispettivi transiti in terra sicula. In tutte le accezioni è Patrona delle principali città dell'isola, Patrona Principale del Regno delle Due Sicilie e attuale Patrona della Sicilia, a lei sono dedicate la maggior parte delle Cattedrali e numerosi luoghi di culto.


chiesa di s.nicolò alla kalsa

La memoria più antica di questa chiesa è del 1306, anno in cui Don Giovanni Chiaramonte vi fondò la cappella della propria famiglia dedicata al SS. Crocifisso e dove collocò l’immagine eponima che nel 1311 venne trasferita nella Cattedrale dove ancora oggi è venerata nel transetto di sinistra. Ma Mongitore supponeva che la chiesa fosse più antica e nuovi ritrovamenti documentari la datano addirittura anteriore al 1219.

Anche questa chiesa veniva detta dei Latini (come quella dell’Albergheria) per distinguerla da quella detta dei Greci (S. Nicolò la Carruba). Subì vari rimaneggiamenti nei secoli, non ultimo l’abbattimento della torre campanaria settentrionale quando venne prolungato il Cassaro nel XVI secolo.

Nel 1654 venne rifatto il prospetto dal parroco don Francesco Vetrano e vi si collocarono otto statue in stucco: al centro sulla porta principale l’Immacolata, ai fianchi sulle porte laterali i Ss. Andrea e Giacomo minore, nel primo ordine i Ss. Ambrogio e Agostino, ancora più in alto i Ss. Gregorio e Girolamo e in cima al centro S. Nicolò vescovo di Mira.

Nel 1763 il parroco don Federico Saverio Di Napoli la fece rivestire all’interno di stucchi con dorature e commissionò gli stalli del coro in presbiterio. Nel 1817, per gravi danni strutturali, il titolo parrocchiale venne trasferito nella chiesa della Catena mentre la chiesa venne demolita in seguito al terremoto del 1823 che funestò la città arrecando gravissimi danni a molti monumenti. Nel 1941 la parrocchia venne trasferita alla Pietà. Negli anni ’80 del XX secolo il titolo parrocchiale venne trasformato in quello della chiesa ospitante.

La chiesa occupava l’attuale piazzetta S. Spirito a Porta Felice e aveva l’altare maggiore orientato ad est e la facciata in stile gotico. Aveva tre porte nel frontespizio e una che dava sul Cassaro. Sul fianco meridionale si trovava il campanile residuo. La chiesa era a tre navate separate da pilastri e archi. Nel presbiterio, patronato della famiglia Imperatore e poi dei Benzo duchi della Verdura, gli stalli per l’ufficiatura e l’altare neoclassico. Nella navata di sinistra la prima cappella era dedicata alla Madonna delle Grazie e vi si venerava un bassorilievo della Vergine con il Bambino della bottega del Gagini, seguiva la cappella dei Chiaramonte (dove si trovava in origine il Crocifisso anzidetto) e vari sepolcri della famiglia, notevole quello di Lucca Palizzi, quindi la cappella di S. Andrea fondata da Rugiero di Senesio dove si trovavano altri sepolcri e la tela di Giuseppe Albina detto il Sozzo raffigurante “La Madonna con i Ss. Andrea, Filadelfio, Alfio e Cirino”.

Nell’altare di S. Nicolò si venerava la tela di Giuseppe Albina e la cassa reliquiaria in argento dello stesso. Nella sacrestia vi era la pianta del Distretto parrocchiale nel 1766 purtroppo perduta (anche se esiste la documentazione fotografica). Ai tempi dell’Inquisizione vi tenevano cappella gli Inquisitori mentre il primo parroco dopo la riforma del 1600 fu Don Giovan Battista Di Gerardi. Annesso alla chiesa dal lato meridionale vi era l’Oratorio del SS. Sacramento fondato nel 1590 che era decorato con stucchi di Giacomo Serpotta raffiguranti gli Apostoli e sotto ognuna un teatrino con storie della loro vita mentre sull’altare si trovava un quadro del Guercino. Anche l’oratorio venne demolito in seguito ai danni del terremoto del 1823. Molte delle opere d’arte sono ancora rintracciabili: alla Catena il fonte battesimale, il bassorilievo marmoreo con la Madonna e varie lapidi e sarcofagi fra i quali quello di Lucca Palizzi; alla Pietà la tela di S. Nicolò con la cassa reliquiaria in argento; in Cattedrale, come già accennato, il Crocifisso detto Chiaramonte; la tela del Sozzo raffigurante “S. Andrea e altri santi” alla Galleria Regionale di palazzo Abatellis; alcune colonne in cotognino vennero riutilizzate nella cripta della Madonna del Lume ai Cassari ma pare siano state trafugate; resti delle strutture murarie con le belle monofore e bifore furono sistemate dal Duca di Serradifalco nella propria villa all’Olivuzza dove si trovano ancora.